DAGAZ.
D.
GIORNO.

 

Dagaz (da cui l'olandese "daga", il tedesco "tag", l'inglese "day", tutti con il mdesimo significato di "giorno"), è la Runa della luce del giorno e della felicità ad essa associata.
Ha molto in comune con Jera, in quanto riflette un ciclo della natura, anche se in questo caso molto più breve: il miracolo del sorgere del Sole ogni mattina e la benedizione che cviò porta al mondo.
Il giorno può essere visto come il simbolo di un processo di cambiamento breve ma felice.
Può inoltre essere associato alla sensazione di calore, felicità ed energia che danno i caldi raggi del Sole primaverile.
Molti lo associano con il principio dell'estasi sciamanica, sebbene sia più indicativo dell'esplosione di entusiasmo, di vera gioia, che di quello di risveglio spirituale.
Senza dubbio, questa esplosione di gioia può essere dovuta a un'improvvisa realizzazione o al rendersi conto di una situazione o di un collegamento, ma comunque di qualcosa legato alla sfera divina.
Dagaz, in ogni caso, è soltanto l'ultima parte di un processo.
Per gli antichi popoli dell'Europa settentrionale, sia Celti sia Germani, la giornata cominciava con il crepuscolo e non con l'alba, in quanto l'oscurità della notte era paragonata al caos che dà origine alla creazione del mattino, al buio della terra in cui germina il seme, pronto a crescere ed esplodere finalmente con la luce del giorno.
Dagaz rappresenta quindi qualcosa che si può raggiungere soltanto sopravvivendo all'oscurità notturna, all'incertezza, alla confusione.
In altre parole, per vedere la pace del giorno è necessario dapprima sopravvivere all'oscurità che precede l'alba.
In breve Dagaz significa: risveglio, consapevolezza, rottura col passato, chiarezza del giorno opposta all'incertezza della notte.
Tempo di pianificare o imbarcarsi in nuove imprese, potere del cambiamento diretto della propria volontà, trasformazione, speranza e felicità.
Sicurezza, certezze, crescita, punto di equilibrio in cui si incontrano gli opposti.


Capovolta: completamento, fine, il cerchio si chiude, cecità, mancanza di speranza.

- Tratto da Le Rune di Marco Massignan -