ACANTO
Cresce spontaneo tra i ruderi di tutta la zona mediterranea, ed è anche coltivata nei giardini: le sue grandi foglie riunite in cespuglio, di una bella forma verde-scura, con la punta
ripiegata in basso e sormontate da una elegante spiga di fiori, ispirano all'animo un calmo sentimento di antica serenità e simmetria.
Fu per questo assunto quale elemento caratteristico dell'architettura, prima greca, poi romana e gotica.
Vitruvio racconta che a Corinto una vaga fanciulla morì in procinto di convolare a nozze, e la nutrice, raccolti in un cesto di vimini i suoi più cari ornamenti, li pose sulla tomba ricoprendoli con un embrice.
Il caso volle che sotto il cesto ci fosse la radice di una pianta di acanto, la quale in primavera germogliò e crebbe fino ad avvolgere con le sue foglie ed i suoi fiori il cesto; le foglie poi, cresciute fino all'embrice che copriva il cesto, si ripiegavano elegantemente verso il basso.
Passò di lì lo scultore Callimaco e fu sorpreso di vedere con quanta grazia le foglie si fossero disposte; la forma gli piacque al tal punto che la prese a modello per il celebre capitello corinzio.
La specie più conosciuta ed usata in medicina è l'Acanthus mollis della famiglia delle Acantacee, dalle foglie grandi e nereggianti, un po' grasse e simmetricamente intagliate ai margini, con gambo foriero uscente dalle foglie e vestito fino alla sommità di fogliuzze spinose, dalle ascelle dalle quali escono i fiori, che poi si trasformano in frutti.
Ha una radice carnosa, nerastra al di fuori e bianca all'interno.
La specie delle Acantacee sono generalmente piante erbacee o arboscelli, originarie dei paesi a clima temperato, con foglie opposte, fiori disposti a spiga e frutto a capsula spartita in due logge con due semi ovali in ciascuna loggia.
Tutte le parti della pianta sono impregnate di un succo viscoso ed insipido, dotato di notevoli proprietà emollienti, analoghe, ma inferiori, a quelle delle malva o dell'altea.
Si utilizzano soprattutto le foglie, fatte bollire nell'acqua e applicate direttamente sulle parti infiammate; le foglie, insieme alle radici, sono anche usate in decotti per bagni.
Nelle emorraggie si prende l'infuso di foglie preparato nella proporzione di gr. 1 di parti seccate in una tazza di acqua calda.
Dodoneo parla dei buoni effetti ottenuti con il decotto di radice nella cura contro le infiammazioni della gola, da usarsi in gargarismi.
Si prepara con gr. 25 di radice in gr. 250 di acqua da bollire per 20 minuti e da filtrare accuratamente; buono anche per le pennellature nelle gengive sanguinanti e nelle infiammazioni della bocca.
Fu per questo assunto quale elemento caratteristico dell'architettura, prima greca, poi romana e gotica.
Vitruvio racconta che a Corinto una vaga fanciulla morì in procinto di convolare a nozze, e la nutrice, raccolti in un cesto di vimini i suoi più cari ornamenti, li pose sulla tomba ricoprendoli con un embrice.
Il caso volle che sotto il cesto ci fosse la radice di una pianta di acanto, la quale in primavera germogliò e crebbe fino ad avvolgere con le sue foglie ed i suoi fiori il cesto; le foglie poi, cresciute fino all'embrice che copriva il cesto, si ripiegavano elegantemente verso il basso.
Passò di lì lo scultore Callimaco e fu sorpreso di vedere con quanta grazia le foglie si fossero disposte; la forma gli piacque al tal punto che la prese a modello per il celebre capitello corinzio.
La specie più conosciuta ed usata in medicina è l'Acanthus mollis della famiglia delle Acantacee, dalle foglie grandi e nereggianti, un po' grasse e simmetricamente intagliate ai margini, con gambo foriero uscente dalle foglie e vestito fino alla sommità di fogliuzze spinose, dalle ascelle dalle quali escono i fiori, che poi si trasformano in frutti.
Ha una radice carnosa, nerastra al di fuori e bianca all'interno.
La specie delle Acantacee sono generalmente piante erbacee o arboscelli, originarie dei paesi a clima temperato, con foglie opposte, fiori disposti a spiga e frutto a capsula spartita in due logge con due semi ovali in ciascuna loggia.
Tutte le parti della pianta sono impregnate di un succo viscoso ed insipido, dotato di notevoli proprietà emollienti, analoghe, ma inferiori, a quelle delle malva o dell'altea.
Si utilizzano soprattutto le foglie, fatte bollire nell'acqua e applicate direttamente sulle parti infiammate; le foglie, insieme alle radici, sono anche usate in decotti per bagni.
Nelle emorraggie si prende l'infuso di foglie preparato nella proporzione di gr. 1 di parti seccate in una tazza di acqua calda.
Dodoneo parla dei buoni effetti ottenuti con il decotto di radice nella cura contro le infiammazioni della gola, da usarsi in gargarismi.
Si prepara con gr. 25 di radice in gr. 250 di acqua da bollire per 20 minuti e da filtrare accuratamente; buono anche per le pennellature nelle gengive sanguinanti e nelle infiammazioni della bocca.