ABETE
Maestoso per la sua altezza, che può raggiungere gli 80 metri, l'abete è tra le più belle piante del nostro clima; il tronco diritto, rivestito di corteccia, bianca o rossastra, regge
palche di fronde con aghi pettinati dai riflessi argentei, quando la chioma è mossa dal vento.
Rinomate le abetaie di valleombrosa, di Camaldoli, della Verna, di Pescopennattaro, della Sila, tra le molte disseminate sui nostri Appennini.
Non sappiamo perchè l'Abete per gli antichi fosse stato considerato albero funerario: se ne appendeva un ramo fresco sulla porta di casa dove c'era il morto e si adoperava pure fresco per il rogo della pira funeraria; forse per il gradevole odore di resina bruciata, che se ne sprigiona.
Col nome comune di abete si designano alcuni alberi della famiglia delle Pinacee, molto conosciuti soprattutto per l'utilizzazione del legno.
Le più note sono le due specie: Abete bianco e Abete rosso.
La prima Abies alba, vive tra gli 800 e i 1800 m. sia sulle Alpi che sugli Appennini, dove in passato era molto più diffuso.
La seconda Abies excelsa, dal punto di vista farmacologico, è più interessante: anche essa si trova comunemente sulle Alpi e lungo tutto l'Appennino e si differenzia dalla prima per la sua corteccia rossa e scagliosa, i rami pendenti e i fiori senza peduncolo, posti in cima ai rami in infiorescenze quasi cilindriche, pure rossiccie.
Già Ippocrate e la medicina araba ne utilizzavano la resina contro le affezzioni polmonari; ed è noto che le persone convalescenti da malattie di petto traggono grande giovamento soggiornando tra boschi di conifere.
Il celebre Matthioli ne prescriveva l'estratto oleoso a sicuro rimedio contro la renella, i dolori ai fianchi, i catarri brnchiali e la tosse ostinata.
La farmacopea più moderna preferisce indicarne le gemme, le foglie e i rametti teneri per farne decotti efficaci contro il catarro e la gotta e come ottimi diuretici.
Contro la tosse ostinata si preferisce l'infuso (gr. 40-80 in gr. 500 di acqua) da bersi a tazze durante la giornata.
Dalla distillazione del legno si ottiene la linfa di Abete, la trementina di Bordeaux, l'essenza di trementina, la terpina, il creosoto, il guaiacolo, tutti elementi interessantissimi per la manipolazione di numerosi rimedi, che dai loro astucci splendenti e ... cari disdegnano di riconoscere origini così umili.
In antico era molto conosciuto un specifico contro le coliche di fegato, composto di essenza di trementina e di etere (10 parti di essenza in 15 di etere) da prendersi a gocce in poca acqua.
Rinomate le abetaie di valleombrosa, di Camaldoli, della Verna, di Pescopennattaro, della Sila, tra le molte disseminate sui nostri Appennini.
Non sappiamo perchè l'Abete per gli antichi fosse stato considerato albero funerario: se ne appendeva un ramo fresco sulla porta di casa dove c'era il morto e si adoperava pure fresco per il rogo della pira funeraria; forse per il gradevole odore di resina bruciata, che se ne sprigiona.
Col nome comune di abete si designano alcuni alberi della famiglia delle Pinacee, molto conosciuti soprattutto per l'utilizzazione del legno.
Le più note sono le due specie: Abete bianco e Abete rosso.
La prima Abies alba, vive tra gli 800 e i 1800 m. sia sulle Alpi che sugli Appennini, dove in passato era molto più diffuso.
La seconda Abies excelsa, dal punto di vista farmacologico, è più interessante: anche essa si trova comunemente sulle Alpi e lungo tutto l'Appennino e si differenzia dalla prima per la sua corteccia rossa e scagliosa, i rami pendenti e i fiori senza peduncolo, posti in cima ai rami in infiorescenze quasi cilindriche, pure rossiccie.
Già Ippocrate e la medicina araba ne utilizzavano la resina contro le affezzioni polmonari; ed è noto che le persone convalescenti da malattie di petto traggono grande giovamento soggiornando tra boschi di conifere.
Il celebre Matthioli ne prescriveva l'estratto oleoso a sicuro rimedio contro la renella, i dolori ai fianchi, i catarri brnchiali e la tosse ostinata.
La farmacopea più moderna preferisce indicarne le gemme, le foglie e i rametti teneri per farne decotti efficaci contro il catarro e la gotta e come ottimi diuretici.
Contro la tosse ostinata si preferisce l'infuso (gr. 40-80 in gr. 500 di acqua) da bersi a tazze durante la giornata.
Dalla distillazione del legno si ottiene la linfa di Abete, la trementina di Bordeaux, l'essenza di trementina, la terpina, il creosoto, il guaiacolo, tutti elementi interessantissimi per la manipolazione di numerosi rimedi, che dai loro astucci splendenti e ... cari disdegnano di riconoscere origini così umili.
In antico era molto conosciuto un specifico contro le coliche di fegato, composto di essenza di trementina e di etere (10 parti di essenza in 15 di etere) da prendersi a gocce in poca acqua.